Poche ore fa, lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco terroristico di Nizza, nel quale sono state uccise 84 persone. Ad oggi, i feriti sono 202, di cui 50 restano in condizioni gravissime. Risultano tutt’ora dispersi anche 31 Italiani. La dinamica dell’incidente è stata letale, ma al tempo stesso di facile elaborazione. Non sono stati impiegati infatti esplosivi creati in modo artigianale che richiedono esperienza e preparazione. Non è stato neanche impiegato un commando dotato di armi automatiche e giubbotti esplosivi. Questa volta è stato “semplicemente” utilizzato un autoarticolato di svariate tonnellate.
L’esecuzione è stata quindi banale, ma dagli effetti a dir poco devastanti. In un primo momento l’autoarticolato, che per inciso era stato noleggiato qualche giorno prima dall’attentatore, si è avvicinato ad un posto di blocco della polizia – come normalmente vengono creati dalla polizia in caso di manifestazioni pubbliche. Una volta avvicinato a sufficienza, l’attentatore ha accelerato sfondando il blocco, raggiungendo la velocità di circa 50 km/h. In questo modo ha potuto compiere una strage senza il pericolo di perdere il controllo del mezzo. Ci sono voluti quasi 3 chilometri prima di fermarlo, fino a quando gli agenti sono riusciti a sparare e uccidere il conducente.
L’attentatore è stato identificato come Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31enne francese di origini tunisine. Fino a questa mattina, gli investigatori non erano riusciti a stabilire alcuna traccia di radicalizzazione o di contatti con gruppi terroristici. Ne consegue, come dichiarato da IS stesso nella rivendicazione, che l’uomo avrebbe agito rispondendo alla chiamata di uccidere gli “infedeli” con qualunque mezzo e ovunque essi si trovino. In altre parole, Mohamed Lahouaiej Bouhlel è propriamente ciò che viene identificato come un lone wolf, un “lupo solitario”, che decide di compiere un attentato senza essere a tutti gli effetti membro attivo di un organizzazione terroristica.
In casi come questo, è evidente come attentati di questo tipo siano del tutto imprevedibili. Infatti, qualora la persona non abbia alcun legame solido con un organizzazione terroristica e non mostri segni evidenti di un processo di radicalizzazione in atto, è di fatto impossibile per le forze di sicurezza e per l’intelligence intervenire, prima che l’attentato sia ormai in svolgimento.
Azioni come quelle di Nizza, mettono quindi in luce il potere e la portata dello Stato Islamico, specialmente oggi, in un momento in cui è in crisi da un punto di vista militare e subisce una serie cocente di sconfitte, soprattutto in Iraq. Tuttavia, come è stato già analizzato in un altro articolo, più lo stato islamico si indebolisce, più cercherà, inevitabilmente, di dimostrare la propria forza.
Il pericolo maggiore è rappresentato proprio dalla non necessità di possedere competenze speciali per compiere una strage. In questo caso, è bastata una patente. Il quadro che tende a delinearsi è quindi sempre più preoccupante. Ancora una volta quindi, emerge con chiarezza che se da una parte la sconfitta dello Stato Islamico in senso territoriale è ormai solo questione di tempo (nonostante saranno ancora necessari molti mesi di combattimenti), la battaglia, quella vera, sarà di tipo ideologico. Infatti sarà necessario istituire individuare e propri strumenti multilivello capaci di combattere la diffusione del pensiero jihadista dell’IS, agendo anche su un piano culturale, sociale e, non per ultimo, mediatico.

Stefano Sarsale

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