Libano. Le Brigate Abdullah Azzam, gruppo storicamente legato ad al-Qaeda, hanno rivendicato l’attentato avvenuto a Beirut mercoledì 19 febbraio, che ha provocato 4 morti e più di 100 feriti. L’attacco suicida è avvenuto nel quartiere meridionale di Bir Hasan, nelle vicinanze di un centro culturale iraniano, poco lontano dall’ingresso dei quartieri dominati dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah. L’attentato, affinché possa essere compresa la sua reale portata, va inserito in un contesto più vasto, che non può non comprendere quanto sta succedendo oltreconfine in Siria.
Siria-Libano. Il legame tra i fatti accaduti è infatti estremamente stretto, dato che gli attacchi di mercoledì sono la prova evidente di quanto il ruolo ricoperto dal Libano nella regione non sia marginale: è evidente che se mettiamo a confronto quanto sta avvenendo in Siria coi fatti di Beirut non sussiste confronto, ma i molteplici attentati e gli assassinii delle ultime settimane sono dimostrazione delle conseguenze e dell’importanza del conflitto siriano. La zona colpita è infatti controllata dal movimento sciita Hezbollah, che sta combattendo a fianco delle forze del Presidente Bashar al-Assad, in un conflitto che ha contribuito a radicalizzare le tensioni tra sciiti e sunniti in Libano.
Destabilizzazione. In Siria infatti i ribelli sono sunniti (di qua il loro legame e il favori mento a infiltrazioni di tipo qaedista nella resistenza), mentre il Presidente Assad è esponente del ramo alawita dell’islam sciita. Tornando ai fatti di Beirut quello che è accaduto è che gli islamisti radicali sunniti che simpatizzano per i ribelli, hanno apertamente dimostrato di essere in grado di dare appoggio a questi aprendo una sorta di fronte interno in Libano, in grado di destabilizzare la situazione interna, rendendo più difficoltoso l’appoggio al Presidente siriano.
È evidente quindi quanto la duplice esplosione di mercoledì abbia profondi legami con il conflitto siriano, in particolare a seguito della massiccia offensiva dell’Esercito di al-Assad iniziata nella giornata di giovedì 20 febbraio, contro aree controllate dai ribelli nella regione di Qalamoun. Queste aree sono strategicamente molto importanti per i ribelli, dal momento sono le ultime in cui sono ancora ben saldi e presenti sul territorio. Ecco quindi come il conflitto che sembrava, in un primo momento avere portata solo interna è riuscito, tramite il gioco delle alleanze (in particolare su base religiosa) a creare un pericoloso sistema per cui il rischio finale capace di conseguenze su scala regionale.

Stefano Sarsale

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