Parlando al Consiglio per le relazioni Italia-USA a Venezia qualche giorno fa, il Ministro Saccomanni ha detto almeno un paio di cose interessanti. Primo: “vogliamo ridurre le tasse sulle aziende e sul lavoro cercando di trovare finanziamenti tagliando le spese, riducendo sussidi e togliendo incentivi creati in modo troppo generoso in passato“. Secondo: “c’è un consenso ampio per mettere al centro dell’agenda la ripresa e l’occupazione giovanile“.
Il vertice europeo di fine giugno e il piano del governo – Nel frattempo il governo sta lavorando per arrivare con un pacchetto di misure volto a contrastare la disoccupazione giovanile. Ai circa 3-400 milioni di risorse già disponibili si vogliono cercare di aggiungere i 400 milioni del programma europeo “Youth Guarantee”, assieme all’autorizzazione per l’uso dei FSE (Fondi Strutturali Europei) non utilizzati per sostenere l’occupazione. L’insieme dei provvedimenti dovrebbe garantire alcuni miliardi di risorse. Qualcosina, ma comunque troppo poco.
Il taglio delle agevolazioni fiscali – Cercando di andare oltre i buoni propositi, per ora il governo è riuscito solo a “sospendere” il pagamento dell’IMU (per alcune categorie), mentre già si parla di “rinvio” dell’aumento dell’IVA. Insomma, si cerca di prendere tempo, mentre il dibattito economico degli ultimi giorni si è incentrato sulla razionalizzazione delle agevolazioni fiscali che sono aumentate nel corso degli anni fino a toccare circa 720 forme, erodendo annualmente 253 miliardi di euro al fisco. Per riuscire in quest’impresa Saccomanni punta su un altro ex Bankitalia, Vieri Ceriani, uno dei massimi esperti del tema chiamato al Ministero dal precedente governo.
Secondo il FMI abbiamo fatto buona parte dei “compiti per casa” – Comunque, qualcosa che (un minimo) può farci consolare c’è. Il fiscal monitor, pubblicato questo aprile dal FMI, mette in luce come l’aggiustamento del saldo primario strutturale (cioè al netto degli interessi sul debito e corretto per il ciclo economico) per stabilizzare il rapporto debito/pil nel 202o al livello del 2012 sia già stato effettuato per quasi tre quarti nel periodo 2011-2013. Nel restante periodo l’aggiustamento richiesto è quindi minimo. Ma il perdurare della crisi economica italiana rende estremamente difficili le condizioni di bilancio, a cui va aggiunto il vincolo del 3% del rapporto deficit/Pil.
Mancano i margini, occorre tagliare la spesa – Per quest’anno, quindi, dopo aver deciso di pagare 40 miliardi di debiti pregressi della PA alle imprese (di cui la metà nel 2014), non avendo ottenuto deroghe, ma essendo usciti dalla procedura di infrazione, i margini di manovra sono molto stretti (per non dire inesistenti). L’unica alternativa è quella delineata, appunto, dal Ministro Saccomanni, ma questo governo avrà la forza sufficiente vista la diversità di vedute sulle priorità economiche? La risposta, ovviamente, sembra essere negativa.


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